PIEGAZIONE David Dalla Venezia

Poiché sono io che dipingo questi quadri è vero che sono ritratti di me stesso. Ma ulteriormente, in quanto ritratti di un uomo, lo sono di ogni uomo - traggo da me ciò che vi è di comune a tutti gli uomini, e sottraggo ciò che mi differenzia da essi.

For those who already know my painting and for those who see it for the first time I will attempt to explain or, rather, I will try to give my interpretation of the point I have reached.

Un’esposizione è, o per lo meno dovrebbe essere, un’occasione di chiarimento. Ciò deriva dalla necessità di giustificare il fatto di metter assieme tanti dipinti, che come parole di un discorso si vorrebbe avessero una coerenza e senso propri del loro star assieme.

La pittura figurativa è racconto e nei miei dipinti fin dall’inizio questo è avvenuto con la rappresentazione simbolica di situazioni in cui un personaggio, specie di mio alter ego, anonimo, sempre uguale a se stesso e moltiplicabile, abitava e tuttora abita.

Per la verità ho sempre negato di esser io quello ma ho dovuto arrendermi alla spontaneità dei miei figli che lo identificano naturalmente con me.

E l’assidua frequentazione del mondo e del gioco infantile negli ultimi anni ha lentamente allargato lo spettro del rappresentabile nei miei dipinti.

Un sentimento di emancipazione e di libertà (solo apparente, giacché come sempre in pittura anche la più evidente sprezzatura non può che esser frutto di molta fatica) mi porta ad una maggior attenzione verso il reale.

Il mio mondo della rappresentazione si è duplicato ed ogni quadro rimanda all’altro, lo riflette in un labirintico gioco di specchi. Mi sento dunque libero di apparire, entrare io stesso nei miei dipinti senza per questo rinunciare al mio altro, e di lasciare che
tra i quadri si instauri un gioco di speculazioni e riflessioni dal mondo del fantastico a quello della realtà in una sorta di sogno ad occhi aperti, o forse, di sogno nel sogno.

I generi si mescolano; le nature morte, gli animali giocattoli, nella dimensione del dipinto si trasformano quasi si animano in ritratti. E la vita reale, l’atelier, i quadri stessi trovano posto in questa messa in scena che diventa mise en abyme.

Il tutto assume una dimensione teatrale, e mi ritrovo a giocolare con immagini e colori seguendo un canovaccio che viene spesso stravolto dalle improvvisazioni degli “attori” che mano a mano si presentano sulla scena. Eccomi novello Pierrot intento a lottare con Pulcinella come Giacobbe con l’angelo.

Alla ricerca di coerenza, il punto a cui sono arrivato più che una conclusione, una chiusura, si rivela essere una continuazione caotica, un’apertura. Ed essendosi le cose così complicate, la mia non è tanto una spiegazione ma piuttosto una piegazione!